Pubblicato da: elenagazzotti | giugno 18, 2010

Odg PD in consiglio Provinciale – NO ALLA LEGGE BAVAGLIO, SI A UNA SERIA INFORMAZIONE E GIUSTIZIA

Modena, 28 maggio 2010

Alla cortese attenzione di

Presidente del Consiglio Provinciale

Presidente della Provincia

Dopo l’approvazione alla Camera l’11/06/2009 e il passaggio in Commissione Giustizia al Senato, è stato recentemente presentato all’approvazione del Senato il Disegno di Legge S. 1611 recante “Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche” (il cosiddetto DDL intercettazioni). Questo disegno di legge ha riscontrato numerose critiche da parte di diversi  e autorevoli osservatori e giuristi, dal mondo della Magistratura, dei Giornalisti ed Editori, in particolare di quelli esposti e impegnati nell’ambito di indagini relative a delitti di corruzione e mafiosi, dalla società civile.

CONSIDERATO CHE

  • Uno Stato democratico che riconosce la sovranità dei cittadini si fonda in modo essenziale sulla dimensione della consapevolezza, del sapere e della conoscenza dei fatti di interesse pubblico come strumento per attuare un controllo democratico dell’esercizio del potere pubblico. La Repubblica Italiana per questo riconosce il diritto all’informazione e alla libertà di stampa nel testo costituzionale, art. 21 “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”, pur senza abusi e indebite intromissioni nella vita privata dei cittadini.
  • La Costituzione riconosce per questo con l’art. 15 il diritto alla privacy “la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’Autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge”. Riconosce quindi l’importanza di rispettare la sfera privata dagli abusi, ma la libertà del singolo deve essere sempre necessariamente limitata nel confronto con la sicurezza di tutti e di ognuno.
  • Le intercettazioni telefoniche, telematiche ed ambientali costituiscono un indispensabile e importantissimo strumento di indagine e di prova per la Magistratura e le Forze dell’Ordine, istituzioni chiamate ad amministrare a giustizia per i cittadini e difendere la sicurezza delle nostre comunità e dei singoli, strumento che ha portato alla luce non solo reati semplici ma anche i crimini dei “colletti bianchi” e della delinquenza organizzata, ha consentito l’arresto di numerosi criminali e boss mafiosi, anche latitanti da decenni.
  • La proposta contenuta nel DDL di modifica dell’art. 267 del codice penale rischia di depotenziare fortemente le inchieste giudiziarie andando poi a favorire delinquenti semplici, corruttori e mafiosi. In essa è contenuta infatti una limitazione pesantissima nell’utilizzo dello strumento delle intercettazioni che non sono più prorogabili dalla Magistratura fin a quando le circostanze non le rendano necessarie, bensì esse non potranno prolungarsi oltre 75 giorni al termine dei quali, a prescindere che il reato sia stato scoperto oppure no, esse devono essere interrotte. Tale legge avrebbe formalmente effetto solo per quello che riguarda i reati minori, escludendo ad esempio i reati di mafia, ma questa distinzione è solamente formale, in quanto nella sostanza spesso i reati per mafia sono stati scoperti proprio a partire da intercettazioni riguardanti reati minori (cosiddetti reati satellite), protratte per mesi se non addirittura per anni. Le limitazioni riguardanti i reati comuni hanno certamente riflessi negativi per esempio sulle indagini riguardanti la criminalità organizzata, rischiando di rendere inefficaci anche le proposte positive contenute nel ddl recante il Piano straordinario contro le mafie, approvato il 27 maggio 2010 alla Camera.
  • Il testo di legge presenta inoltre diversi elementi che costituiscono un serio pericolo per il diritto dei cittadini di informarsi per deliberare e il dovere dei giornalisti di informare, andando a colpire soprattutto il giornalismo di inchiesta, ovvero quello che cerca di fare comprendere il senso, di ricostruire la cornice in cui inserire i singoli fatti, i fatti dimenticati, nascosti, non raccontati. Infatti non solo non si potrà scrivere di intercettazioni, ma anche non si potrà dare notizia di atti processuali non più coperti da segreto istruttorio fino alla conclusione delle indagini preliminari, che richiedono anche due o tre anni di tempo, periodo in cui non si verrebbe a conoscenza di reati commessi. La violazione di questo vincolo sarebbe punita inoltre con sanzioni pecuniarie pesantissime per tutti gli editori che vanno dai 64500 ai 464700 euro e con la pena detentiva per chi dovesse riferire i contenuti di atti giudiziari.
  • Garantirebbero il rispetto del diritto alla privacy la seria applicazione, potenziamento e una maggiore efficacia degli strumenti e delle norme esistenti a livello di Codice Deontologico, Ordine dei Giornalisti e Garante per la Privacy. Inoltre invece di depotenziare uno strumento importantissimo per la Magistratura e Forze dell’Ordine e per l’informazione dei cittadini si potrebbero introdurre udienze filtro in cui vengono stralciate le intercettazioni relative a persone terze non coinvolte nei procedimenti giudiziarie poi prevedendo e garantendo pene certe e severe per chi ne facesse un uso inappropriato.

IL CONSIGLIO PROVINCIALE

GIUDICA

Pericoloso e inadeguato l’attuale ddl che “per proteggere una persona che non c’entra ne protegge mille che c’entrano”, privilegiando in particolare i detentori di potere che riuscirebbero a non fare captare e conoscere le proprie parole e le azioni, neanche per esigenze di giustizia.

ESPRIME

  • Forte preoccupazione per gli effetti devastanti che una legge del genere avrebbe sulla sicurezza e legalità del nostro paese, ma anche per l’impatto sulla democrazia che rischia di vedere non solo compromesso il diritto del cittadino di conoscere e quindi controllare le modalità di gestione del potere pubblico, ma anche di ostacolare lo sviluppo della nostra comunità che viene deprivata di possibilità dell’apporto del contributo di tutti tramite critiche costruttive per un miglioramento.
  • Solidarietà ai cronisti, giornalisti, scrittori che fanno inchiesta nell’impegno per la legalità, contro le mafie, di denuncia delle complicità che a ogni livello ne consentono l’espansione, rompendo il muro di omertà diffuso e permettendo di agire per un cambiamento. Solidarietà a Magistrati e Forze dell’Ordine che seriamente esercitano la loro professione anche con forte esposizione personale, cercando di amministrare per tutti la giustizia.

CHIEDE

al Presidente del Consiglio Provinciale di trasmettere il testo dell’Ordine del Giorno approvato dal Consiglio Provinciale al Presidente della Repubblica, al Presidente del Senato, al Presidente della Camera e al Presidente del Consiglio dei Ministri.

Per il gruppo PD

ELENA GAZZOTTI

LUCA GOZZOLI


Lascia un commento

Categorie